GENOVA – I finanzieri del Comando Provinciale di Genova, nell’ambito di complesse indagini delegate dalla locale Procura della Repubblica – Dott. Andrea Ranalli, hanno messo i sigilli per 6 mesi ad una S.p.A. di spedizioni e trasporti con sede in Genova e uffici a Vicenza, operante nel settore dagli anni ’60, a seguito del provvedimento di interdizione emesso dal G.I.P. e notificato anche alla Camera di Commercio Industria e Artigianato di Genova e all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.
I finanzieri del Nucleo Operativo Metropolitano coordinati dal I Gruppo Genova hanno svelato un sofisticato sistema di frode posto in essere da una società genovese che da anni falsificava bollette doganali ed altri documenti afferenti l’importazione ed il transito di merci, al fine di addebitare spese indebite ai propri ignari clienti. Nei confronti della società, considerata motore di un sodalizio criminoso che ha perpetrato fatti di notevole gravità, è stata applicata l’interdizione dall’esercizio dell’attività d’impresa per responsabilità amministrativa delle persone giuridiche ex art. 24 ter in funzione del reato di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di molteplici illeciti, tra i quali, la truffa aggravata e ai danni dello stato, la falsificazione materiale e ideologica di svariati documenti doganali attraverso la sostituzione di codici in documenti ufficiali, l’apposizione di timbri e la creazione ad hoc di false bollette doganali di transito “T1”.
Sono state altresì rinvenute dichiarazioni di clienti falsamente create dalla società di spedizioni. Agli ignari clienti che importavano dall’estero le merci venivano in tal modo addebitate delle spese per false visite e controlli doganali (sia documentali che tramite scanner). In oltre 1.600 importazioni di merci che dovevano essere sottoposte alla prevista verifica sanitaria, il sodalizio criminale, attestava falsamente in dogana attraverso un codice (presso i porti di Genova, Napoli, Salerno e Bari) che le merci in importazione ne erano esenti. Diversamente ai clienti veniva fatturata la prestazione resa per la falsa verifica sanitaria e venivano richiesti altresì le tasse da versare all’ufficio di Sanità Marittima del Ministero della Salute. Nel corso delle indagini i finanzieri sono riusciti a recuperare nei cassonetti dei rifiuti nei pressi della sede della società dei falsi documenti che erano stati strappati. Sono state recuperati, altresì, i timbri con la dicitura “VISITA” e “SCANNER” che servivano per perpetrare i falsi.
L’illecito modus operandi è stato, nel tempo, perfezionato dall’associazione per delinquere che, per evitare che i clienti scoprissero le false visite doganali, prima di consegnare il container a destino rimuoveva il sigillo originario apponendone uno posticcio. Ad oggi è stato quantificato un arricchimento della società di oltre 620.000,00 euro. In seguito all’ammissione delle condotte illecite contestate, la società ha in parte risarcito i clienti per un importo di circa 540.000,00 euro.
In relazione alle indagini in corso, i finanzieri hanno altresì sequestrato ulteriori circa 82.000,00 euro sui conti correnti societari. I fatti specifici sopraindicati mirano a dare un segnale forte a tutte le società del settore per prevenire analoghi comportamenti lesivi non solo dei privati, committenti, ma dell’intero settore economico delle importazioni a tutela del mercato e della collettività. È fatta salva la presunzione di non colpevolezza fino a sentenza definitiva in relazione ai fatti contestati.
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