ROMA – Mario Draghi è tornato oggi in Parlamento per la prima volta dopo la fine del suo mandato da Presidente del Consiglio, intervenendo davanti alle Commissioni riunite di Camera e Senato in merito al Rapporto sul Futuro della Competitività Europea. Nel suo discorso, l’ex premier ha affrontato i principali problemi che minacciano la stabilità economica e politica dell’Unione Europea, evidenziando la necessità di un’azione coordinata e tempestiva.
Le sfide per la competitività europea
Draghi ha sottolineato come l’Unione Europea si trovi in una fase critica, con la prosperità economica minacciata dalla stagnazione e dalle recenti politiche protezionistiche internazionali. L’imposizione di dazi e tariffe da parte dei principali partner commerciali, in particolare gli Stati Uniti, rappresenta un duro colpo per le imprese europee. Anche la sicurezza è in discussione, con l’Europa sempre più isolata nelle sedi internazionali e con il cambiamento della politica estera americana nei confronti della Russia.
“L’Europa è oggi più sola nei fori internazionali e si chiede chi difenderà i suoi confini in caso di aggressione esterna – e con quali mezzi”, ha dichiarato Draghi, sottolineando l’urgenza di rafforzare la difesa comune europea.
Costo dell’energia e regolamentazione: ostacoli alla crescita
Uno dei punti centrali del suo intervento ha riguardato il costo dell’energia, definito un ostacolo strutturale alla competitività dell’industria europea. Nel solo periodo tra settembre e febbraio, il prezzo del gas naturale all’ingrosso in Europa è aumentato in media di oltre il 40%, con picchi del 65%, mantenendosi comunque molto più alto rispetto agli Stati Uniti. In Italia, il problema è ancora più accentuato, con i prezzi dell’elettricità superiori dell’87% rispetto alla Francia, del 70% rispetto alla Spagna e del 38% rispetto alla Germania.
Secondo Draghi, è necessario esercitare il potere d’acquisto dell’Europa come maggiore consumatore di gas, coordinando meglio la domanda tra i Paesi membri ed evitando rigidità nei mercati. Ha inoltre insistito sulla necessità di separare il prezzo dell’energia rinnovabile da quello delle fonti fossili e di accelerare le autorizzazioni per nuovi impianti rinnovabili, evitando di rimanere ostaggi della volatilità dei mercati energetici globali.
Innovazione e fuga di capitali: l’Europa deve reagire
Altro tema centrale del discorso è stato il crescente ritardo dell’Europa nell’innovazione rispetto a Stati Uniti e Cina. Draghi ha evidenziato come la regolamentazione frammentata dell’UE rappresenti un freno allo sviluppo economico: “Abbiamo 100 leggi focalizzate sul settore high tech e 200 regolatori diversi negli Stati membri. Questo crea confusione e scoraggia la crescita dell’innovazione”.
Un problema particolarmente urgente riguarda l’intelligenza artificiale. “Otto dei dieci maggiori modelli di linguaggio sono stati sviluppati negli Stati Uniti, e i rimanenti due in Cina”, ha sottolineato Draghi, evidenziando come l’Europa stia progressivamente perdendo terreno in un settore che sarà decisivo per il futuro.
Il rapporto suggerisce una riforma radicale del mercato unico per i servizi e i capitali, in modo da rendere più attrattivo il contesto economico europeo e impedire la fuga di talenti e investimenti verso gli Stati Uniti. A tal proposito, la Commissione ha recentemente proposto un regime giuridico unificato per le società innovative, una misura che, secondo Draghi, “merita un convinto sostegno”.
Difesa europea: un passaggio obbligato
Un tema cruciale affrontato da Draghi è stato quello della difesa comune europea. La crescente instabilità geopolitica e la necessità di una maggiore autonomia strategica impongono un ripensamento radicale dell’organizzazione militare dell’UE.
“Se vogliamo che l’Europa abbia un ruolo tra le grandi potenze, dobbiamo superare la frammentazione e creare una difesa comune”, ha dichiarato. Attualmente, il 65% delle importazioni di sistemi di difesa dei Paesi europei aderenti alla NATO proviene dagli Stati Uniti, una dipendenza che limita la sovranità strategica dell’UE. Draghi ha proposto di concentrare gli investimenti su piattaforme militari comuni per migliorare l’interoperabilità e ridurre la dispersione delle risorse.
Inoltre, ha sottolineato come il concetto stesso di difesa stia evolvendo verso una sicurezza globale, con un ruolo sempre più centrale per l’intelligenza artificiale, la cybersicurezza e lo spazio. “Oggi la difesa non è più solo armamenti, ma anche tecnologia digitale”, ha affermato.
L’Europa come un solo Stato: il ricorso al debito comune
Per finanziare questa grande trasformazione, Draghi ha ribadito la necessità di un’azione coordinata a livello europeo, sostenendo che il ricorso al debito comune rappresenti “l’unica strada possibile”.
“Gli angusti spazi di bilancio non permetteranno espansioni significative del deficit per alcuni Paesi, né sono pensabili tagli alla spesa sociale e sanitaria”, ha spiegato, evidenziando come un’Europa forte e coesa possa affrontare le sfide del futuro solo agendo come un’unica entità politica ed economica.
Conclusione: un appello all’unità e alla rapidità d’azione
Nel suo intervento, Draghi ha infine rivolto un appello ai parlamentari affinché l’Europa risponda con decisione alle sfide che la attendono. “Le scelte che ci sono davanti sono forse le più importanti dalla fondazione dell’Unione Europea. Solo un’Europa unita e coesa potrà affrontarle con successo”.
L’ex premier ha concluso il suo discorso con un messaggio chiaro: “Ogni Stato europeo è forte solo se è insieme agli altri e solo se è coeso al suo interno. Ora è il momento di agire”.